«La danza del leone è una splendida tradizione cinese che unisce danza, musica e arti marziali in un’unica performance», racconta la voce fuori campo sui titoli di testa di I Am What I Am, che trasporta una leggenda cinese dal passato ai giorni nostri adottando il registro del cinema d’animazione all’interno del quale far convergere tanti generi: azione, avventura, musical e coreografie danzate, commedia, realismo sociale, passaggio dall’adolescenza all’età adulta, relazioni familiari. A tenere insieme queste tante provenienze narrative e estetiche, in un film dal ritmo incalzante, è il quarantatreenne regista cinese Sun Haipeng la cui filmografia è inscritta nell’animazione realizzata per il cinema e per serie animate televisive nel corso degli ultimi dieci anni.
Ai vibranti disegni acquerello traccianti linee grafiche nelle immagini che aprono il film, si sostituisce poi un’animazione dai toni realisti usata per descrivere la vita in un povero villaggio del Sud che molti adulti hanno dovuto, forse temporaneamente, forse no, abbandonare per trovare lavoro in una grande città come Guangzhou. Così hanno fatto anche i genitori di Ah Juan, il diciottenne protagonista di I Am What I Am, che vive con il nonno, ha per amici due ragazzi anche loro separati dalle famiglie, è bullizzato da una banda e trova nuova energia nell’incontro con una ragazza che porta il suo stesso nome e lo sprona a partecipare al campionato nazionale della danza del leone.
Sun Haipeng descrive, tappa dopo tappa, il percorso che porterà Ah Juan e i due amici ad allenarsi e infine competere per il titolo in un trionfo di scene d’azione che si alternano tra i vicoli del villaggio e le alte impalcature che fanno da palcoscenico all’evento. Ma c’è anche spazio per momenti di “riposo”, di intimità, tra i giovani e tra Ah Juan e i genitori tornati perché il padre ha subito un grave infortunio sul lavoro, e di cambio di set nel seguire la forzata trasferta di Ah Juan in città per lavorare nel cantiere al posto del padre al fine di contribuire all’economia della famiglia. In tal senso, I Am What I Am è un “coming of age”, la presa di consapevolezza di un giovane che, anche tramite la partecipazione a quel concorso, transita a una nuova fase della sua esistenza con l’aiuto delle persone più care che gli stanno intorno.
Giuseppe Gariazzo
Critico cinematografico
I Am What I Am sarà proiettato il 25 marzo alla Cineteca Milano Arlecchino, in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano e il Far East Film Festival