Gruppo di famiglia in interni. Quelli familiari, le sale d’ospedale per festeggiare una nascita o attendere la chiamata per una visita nei corridoi affollati, il lussuoso studio di un uomo d’affari ai piani alti di un moderno edificio, la sontuosa dimora dove si celebra l’investitura del nuovo patriarca del clan cui appartiene la famiglia protagonista di Leila’s Brothers. Si tratta del terzo lungometraggio di Saeed Roustaee che, in quasi tre ore di durata, compone un ritratto incalzante e romanzesco – nel senso di costruzione di una narrazione corale che rimanda alla letteratura classica inscritta in conflitti e segreti che esplodono e sono celati dentro mura domestiche – di un nucleo familiare soggiogato dai debiti, dalla disoccupazione, dalla precarietà e che tenta di sopravvivere, in una Teheran e un Iran devastati dalla crisi economica (negli anni delle sanzioni incrementate dalla presidenza statunitense di Donald Trump, che si intravede in televisione), elaborando nuove strategie, anche se pericolose.
Una famiglia patriarcale, quella di Leila’s Brothers, formata dai genitori anziani (con il padre che ambisce a diventare il nuovo patriarca della dinastia), da quattro fratelli litigiosi e dalla sorella Leila, quarantenne, che in questo clima maschile, si è data il compito di trovare una concreta soluzione all’impasse da tempo accasatasi tra quelle mura. A interpretarla è Taraneh Alidoosti, 39 anni, una delle star del cinema iraniano degli ultimi vent’anni (il cui nome è legato anche a diversi film di Asghar Farhadi), impegnata nella lotta per i diritti civili nel suo paese e per questo incarcerata e poi liberata a inizio 2023 dopo diciannove giorni di prigione. Accanto a lei – che esprime con una recitazione calibrata e con il suo volto e corpo affaticati i segni della quotidiana gestione di una situazione sempre più intricata, in un film d’impostazione fluida, di una messa in scena sontuosa, fitto di dialoghi – ci sono ottimi attori, che tratteggiano in maniera più marcata i loro personaggi, e sui quali svetta Saeed Poursamimi, nel ruolo del padre, che a 79 anni, e con una filmografia dove televisione e cinema si alternano, offre una performance intensa e ricca di sfumature.
Giuseppe Gariazzo
Critico cinematografico
Leila’s Brothers sarà proiettato come film di chiusura del 32° FESCAAAL il 26 marzo h. 20:30 alla Cineteca Milano Arlecchino, alla presenza del regista Saeed Roustaee e del produttore Soheil Larijani